Adesso basta

noun_Migration Boat_1291241Mi chiamo Giulia, faccio l’assistente sociale e non ne posso più di questo modo di parlare di immigrazione. Non ne posso più delle frasi violente e dei toni aggressivi, delle banalità ripetute senza pensarci, delle bugie così reiterate che diventano vere. Non ne posso più di questo clima in cui sembra che ci sia un solo modo di pensare, in cui si sentono pronunciare tranquillamente frasi che fino a qualche anno fa erano impensabili. Ne scrivo qua perché tutto questo ha molto a che fare con il mio lavoro.

Ormai non conto più le persone che dicono “se però ero extracomunitario il comune la casa me la dava” o “date tutto a loro, ci sono delle leggi apposta”. Oppure, al contrario, persone immigrate così prevenute nei confronti delle istituzioni che ci metto dieci colloqui per creare una relazione vagamente di fiducia.

No ragazzi, così non si può andare avanti. In questo clima di tutti contro tutti io sto male e lavoro peggio.

Capite? Ci sono persone seriamente convinte che esistano leggi fatte per favorire persone, che so, eritree o filippine. O che se uno ha la pelle nera ha chissà quali canali privilegiati di accesso al nostro welfare. E non serve a niente parlarne, provare a fare ragionamenti logici, mettere sul tavolo “prove” fatte di dati e numeri. Quando partono questi discorsi, è la pancia a parlare. Del resto, rispondere a queste affermazioni è restare su questi temi.

Io voglio invece cambiare prospettiva, provare ad inquadrare le cose in un altro modo, partendo dai presupposti che sento veri: il fatto che non ci siano culture superiori o inferiori, il fatto che nascere in Italia o altrove è questione di fortuna e non di merito, il fatto che la fame, la miseria, la guerra sono degli ottimi motivi per andarsene, il fatto che la mancanza di prospettive fa arrabbiare i giovani di tutto il mondo e giustamente li fa muovere verso un futuro migliore, il fatto che lasciare la propria casa e i propri affetti è doloroso, il fatto che se accetti il rischio di morire annegato devi essere proprio disperato. Cose semplici, umane.

Potrei andare avanti, perché basta immedesimarsi per pochi minuti nei racconti delle persone che incontro per sentire una vicinanza umana innegabile. Provate a leggere il meraviglioso “Io sono con te” di Melania Mazzucco, guardate il tragico Fuocoammare di Gianfranco Rosi o il commovente My name is Adil di Adil Azzab… come si può sentirsi estranei a queste vicende umane??

Ma l’empatia non basta. Bisogna cambiare narrazione. Non basta indignarsi ascoltando chi sbraita odio, bisogna cominciare ad ascoltare qualcun altro. Io ho trovato molto interessante Gabriele Del Grande. Trentacinque anni, giornalista indipendente, prima di parlare di una cosa la tocca con mano e la approfondisce con lo studio. Un tipo in gamba, salito suo malgrado agli onori delle cronache nel 2017 per essere stato imprigionato senza motivo dalla Turchia.

Gabriele dice cose che trovo, ancora, molto semplici e molto umane. Dopo aver viaggiato, incontrato un sacco di gente e studiato a lungo, è arrivato alla conclusione che la questione va vista come un problema di mobilità. Vogliamo vivere in un mondo in cui possiamo comprare un biglietto aereo per qualsiasi destinazione del globo? Vogliamo poter andare a lavorare in Inghilterra, in vacanza a Sharm El Sheikh, a studiare in Cina? Per noi la risposta è già sì. Il punto dunque è se siamo disponibili a immaginare che anche gli altri abitanti della terra abbiano questa possibilità.

Oggi non è così: in tanti Stati, soprattutto dell’Africa, i cittadini non hanno accesso ai visti, non gli vengono rilasciati. E così non possono viaggiare legalmente, ma solo tramite canali illegali, investendo grandi quantità di soldi per corrompere funzionari e pagare intermediari senza scrupoli, finendo spesso vittima di ogni sorta di sopraffazione. Ho ancora nelle orecchie il racconto che mi fece un minore straniero non accompagnato… il viaggio nel deserto, stipati su una jeep da cui ogni tanto qualcuno cadeva giù e non veniva raccolto, la sete, l’arrivo in Libia, le minacce, le sevizie subite e a cui ha dovuto assistere, il viaggio in barca, chi sveniva, chi vomitava, chi moriva di stenti… Tutto questo perché a loro è impedito di muoversi come facciamo noi.

Tra l’altro, approfondendo la questione ho scoperto che a mettersi in viaggio non sono affatto i più poveri dei poveriperché anche per fare una traversata su un gommone servono parecchi di soldi. Sono persone che hanno qualche migliaio di euro di risparmi e che riversano questo denaro nelle mani dei trafficanti, sempre che basti. Ma li avete visti i filmati dove si raccontano le torture che avvengono in Libia per costringere i parenti a pagare? Intollerabili.

Queste persone potrebbero utilizzare i loro soldi per comprarsi un biglietto d’aereo (di gran lunga più economico) e con quelli che avanzano pagarsi i primi mesi di permanenza nel nuovo stato. Poi, dato che non ha rischiato la pelle per venire, possono anche permettersi di ritornare in patria se non trovano lavoro e se pensavano di trovare qualcosa di meglio di quella che è la realtà.

Avete presente quante e quali indicibili sofferenze si risparmierebbero alle persone se fosse loro consentito di accedere a una mobilità legale? Persone che arriverebbero da noi in salute e soprattutto non traumatizzate. Tutto questo potrebbe avvenire solo se gli stati dessero i visti per espatriare e se si abbassassero le ansie di tutti.

Un’altra cosa che mi piace di quello che dice Gabriele è di smetterla di approcciarci ai migranti in termini pietistici: non sono derelitti da compatire, ma persone con delle risorse che si stanno muovendo per realizzare il proprio progetto di vita. Chi fa l’assistente sociale lo sa bene: non è col “poverino” che si sostengono le persone nell’autodeterminazione.

Ma ascoltate direttamente Gabriele Del Grande. Adesso non avete tempo? ascoltatelo in macchina, mentre stirate, mentre correte… ma ascoltatelo.

Poi guardate questo bel video della Caritas che sintetizza tutte queste cose:

Adesso questo ragionamento sembra fuori dal mondo, perché ci siamo messi in testa che le migrazioni sono fenomeni che possiamo fermare. Ma quando mai? Da che mondo è mondo le persone si spostano in cerca dell’El Dorado! Ma lo sapete meglio di me, chissà quanti di voi sono del sud Italia e vivono al nord o hanno amici che vivono all’estero. E allora facciamo lo sforzo di pensare che anche gli altri abbiano i nostri stessi diritti.

E’ una questione di uguaglianza e come assistente sociale è l’unico modo in cui posso pensarla.

4 thoughts on “Adesso basta

  1. Giulia, sono d’accordo ma affronti due problemi diversi; quello dell’immigrazione in generale e sono d’accordo su tutto anche se non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e quello del nostro Welfare che gli immigrati incontrano quando arrivano sul nostro territorio. Non possiamo negare che il nostro Welfare non è solo frammentario ma che nell’essere frammentato e parcellizzato produce disuguaglianza ed è su questo che siamo impotenti e talvolta senza parole di fronte agli effetti di politiche che andrebbero riviste alla luce dei nuovi cambiamenti della società.

    • Ciao Giovanna, sono assolutamente d’accordo sul fatto che il nostro welfare sia frammentato* e che questo produce disuguaglianza.
      Ma non si può dire che a guadagnarci siano gli immigrati in quanto tali. Magari possono esserlo in quanto famiglie in condizione di povertà o numerose (sempre che qualcuno pensi che il nostro welfare sia particolarmente generoso con queste categorie), ma non per il semplice fatto di essere immigrati.
      Non esistono prestazioni di welfare esclusivamente rivolte a persone immigrate. Mentre invece è opinione comune che ci siano…

      L’unico canale a cui, per forza di cose, accedono solo persone provenienti da altri paesi è quello relativo ai rifugiati.

      Questo è il dato di realtà.
      Purtroppo la percezione delle persone è tutt’altra…

      * (ne avevo scritto sia qua https://saperesociale.com/2014/04/01/poverta-il-puzzle-del-welfare-italiano/ che qua https://saperesociale.com/2016/08/30/chi-ricompone-i-frammenti-di-welfare/)

  2. Bell’articolo, ne pubblico volentieri uno stralcio, quello relativo ai migranti, che mi sembra molto analitico sulla situazione attuale e serve a fare un po’di chiarezza nella confusione esistente.

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