Educazione finanziaria e servizi sociali

Educazione finanziaria Servizi socialiPiù lavoro con le famiglie in condizione di povertà e più intuisco che le loro difficoltà non sono legate solo all’avere pochi soldi ma anche a sapere come spenderli bene. D’altra parte non sento di avere gli strumenti professionali adeguati per affrontare queste situazioni, a meno di non lasciarmi ispirare dall’educazione finanziaria… Mi spiego meglio.

Incontro spesso famiglie con redditi minimi ma con due o tre finanziamenti aperti, persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese ma che appena prendono lo stipendio si lasciano andare ad acquisti non certo primari. Quando poi vengono a chiedere un contributo economico, come assistente sociale comunale mi sento spiazzata. La risposta più semplice e “di pancia” mi indurrebbe ad un approccio moralista del tipo “eh no, coi soldi pubblici non puoi andare a fare la colazione al bar”. Ma questa apparente risposta apre ad altre domande: come faccio a controllare come vengono spesi i soldi? Mi faccio portare gli scontrini? E quando trovo una spesa “sbagliata” cosa faccio, quale “sanzione” applico? Ma poi, come faccio a definire le spese da non fare? Creo un elenco di beni leciti e di beni illeciti?

Come sempre, una cosa è proporre enunciati generici e un’altra è capire come operare in concreto, perché si aprono molti problemi di fattibilità. D’altra parte, sento che non è il caso di rompermi la testa per capire come implementare questo approccio, perché più lo sviscero e più nomino concetti che sento estranei alla mia professione e umilianti per il mio ruolo: controllo, giudizio, sanzione… E’ così che promuovo l’autodeterminazione delle persone? E’ così che creo una relazione empatica, rispettosa della dignità e della “adultità” del mio interlocutore? Mmm…

Proprio questi dubbi e questa sensazione di non avere strumenti professionali adatti mi ha spinta a partecipare ad un incontro proposto da Sercop sull’educazione finanziaria nei servizi sociali. E in effetti ho trovato un sacco di spunti interessanti.

noun_goal_1796511Innanzitutto perché il punto di partenza dell’educazione finanziaria è il rispetto delle scelte dell’utente. Ma delle scelte di medio e lungo periodo! L’educatore finanziario è un consulente* che come prima cosa chiede alle persone: quali sono i tuoi obiettivi di vita? Dove vuoi essere di qui a 5, 10, 15 anni? Che futuro vuoi per te e per la tua famiglia? Perché in base a dove vuoi arrivare costruiamo insieme il percorso, considerando i soldi un mezzo e non un fine.

noun_budgeting_2009557Una volta individuati gli obiettivi per tutti i membri della famiglia, il passo successivo è definire qual è il punto di partenza. L’educatore finanziario aiuta la famiglia a riflettere sul proprio budget familiare, chiedendogli di registrare tutte le entrate e le uscite. Questo consente anche una migliore comunicazione tra tutti i membri della famiglia, dato che non sempre tutti sono al corrente di tutto.

noun_decision_1616264Il terzo passo è scegliere se va tutto bene così o se è necessario qualche aggiustamento. Ma, attenzione, il metro di misura sono gli obiettivi che la famiglia stessa si è data. Ed è questo, a mio avviso, il punto dirimente. Le scelte di consumo delle persone non vengono giudicate in base a criteri di giusto/sbagliato decisi dall’esterno (ad esempio dall’assistente sociale). Vengono invece messe a confronto con i desideri e le aspettative degli stessi soggetti. Quindi, se quest’estate voglio mandare mio figlio in vacanza con l’oratorio e mi accorgo che spendo 60€ al mese di merende al bar, posso decidere di dirottare queste risorse per raggiungere il mio obiettivo. Ecco: sono io che prendo coscienza e che decido per il cambiamento. Un approccio decisamente distante da quello moralista di cui sopra… Inoltre, non si tratta solo di tagliare qualche voce di spesa; potrebbe anche essere che si decida di distribuire diversamente le risorse, spendendo meno da una parte e più da un’altra, ad esempio facendo un investimento.

noun_talking_28131Collegato a questo c’è l’attività di informazione/formazione svolta dall’educatore finanziario, che illustra alla famiglia gli strumenti economici e finanziari a loro disposizione per il raggiungimento dei propri obiettivi esistenziali: mutui, assicurazioni, fondi di investimento, e tutte quelle belle cose che solo a nominarle vien la pelle d’oca. Ma che vanno conosciute per poterle poi usare per i propri interessi, ad esempio facendo un’assicurazione sulla vita per il capofamiglia o aprendo un piano di accumulo per finanziare gli studi dei figli. Anche qua, c’è un aspetto da sottolineare: l’educatore finanziario non è pagato da una banca o da un’assicurazione, ma è un soggetto terzo, indipendente e senza interessi in gioco. Per questo motivo non vende niente, ma aiuta le persone a capire di che cosa hanno bisogno e che cosa devono andare a chiedere alla loro banca o assicurazione.

E’ da notare che tutto questo ragionamento non vale solo per chi ha abbastanza soldi da sentirsi libero di fare delle scelte importanti. Al contrario, tanto più le risorse familiari sono risicate, tanto più vanno gestite in modo oculato e finalizzate ai veri obiettivi di vita.

noun_testing_746401A conclusione della consulenza, l’operatore rilascia alla famiglia un report del lavoro svolto.

Ma il percorso non finisce qua: a distanza di un anno incontra nuovamente la famiglia per fare il punto su come è andata e per aggiornare la road map tenendo conto degli inevitabili cambiamenti intervenuti. Questo monitoraggio in itinere è significativo perché ci fa capire che una consulenza dell’educatore finanziario è utile anche in un contesto economico e personale di grande cambiamento, perché il percorso ideato per raggiungere i propri obiettivi non è qualcosa di definitivo. Anzi, dal momento che nella vita delle persone è impossibile che non ci siano variazioni, viene già messo in conto che saranno necessari degli adeguamenti.

Che dire, a me è sembrata una prospettiva decisamente interessante, che mi ha messo in gioco innanzitutto personalmente (oddio… quali sono i miei obiettivi esistenziali di qui a 10 anni?!?).

E, dal punto di vista professionale, mi pare uno strumento interessante da proporre alla cittadinanza, sia alle famiglie in carico al servizio sociale che a quelle che non lo sono. Potrebbe essere un intervento complementare ad alcuni tipi di contributi economici. Ad esempio, ho scoperto che il Comune di Milano lo ha incluso nel “catalogo” degli interventi che gli assistenti sociali possono attivare per le famiglie beneficiarie del ReI… mica male.

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* 600 ore di formazione e iscrizione all’albo degli Educatori Finanziari.

5 thoughts on “Educazione finanziaria e servizi sociali

  1. Un servizio molto interessante che dovrebbe essere innnanzitutto una formazione per gli operatori assistenti sociali che lavorano con le famiglie e che fanno filtro al REI e ai progetti personalizzati. Per proporlo agli altri e sapere di cosa stiamo parlando. sito: Io-Welfare.it, esperienze Rhodense (sercop) e Comune di Milano (dal 2014).

  2. Un percorso formativo che ritengo possa essere molto efficace sia a livello personale ma anche un valido supporto conoscitivo /metodologico per la professione
    Grazie Giulia per questo spazio di informazione, mi piacerebbe partecipare ad esperienze formative simili. Se ne fosse a conoscenza potrebbe per cortesia farmelo sapere.
    Grazie ancora
    Giuseppe

  3. Pingback: Reddito di cittadinanza: due idee per migliorarlo – Sapere sociale

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