Come cambia il segretariato sociale

2016-11-16-photo-00000026Oggi ci siamo trovati a Milano per parlare di come cambia il servizio sociale comunale e condividere pensieri, spunti, riflessioni. Sono stata invitata ad intervenire anch’io portando una riflessione sulle nuove potenzialità che il web offre agli assistenti sociali impegnati nel prezioso e delicato ruolo del segretariato sociale. 

Tutte le volte che vengo chiamata a dire la mia mi sento addosso una grande responsabilità. Ma, così come ho aderito con entusiasmo alla proposta che Teresa Bertotti mi fece di partecipare all’avventura del libro (Il Servizio sociale in Comune), anche oggi ho deciso di partecipare all’incontro con grande piacere, perché avverto sempre più forte il bisogno di trovare degli spazi per ragionare collettivamente sul lavoro sociale in Comune. Un lavoro meraviglioso ma molto complicato. E soprattutto in divenire.

Come cambia il servizio sociale comunale, soprattutto in riferimento al segretariato sociale?

Nel libro sul Servizio sociale in Comune descrivo i possibili modelli organizzativi presenti nei Comuni: l’accesso può essere libero o su appuntamento, diretto o filtrato dal personale amministrativo, l’assistente sociale può essere sempre la stessa o ruotare, ecc. Ogni assetto organizzativo è frutto di precise scelte politiche, anche quando non si vedono. Citando Hirschman, Lavinia Bifulco nella prefazione al libro ci introduce al concetto di possibilismo, cioè all’idea che la realtà in cui siamo inseriti non è “data” né ovvia, ma è solo una delle possibili concretizzazioni che possiamo avere e quindi può essere messa pragmaticamente in discussione. Quindi anche il modo con cui decidiamo di offrire il servizio di segretariato sociale può essere rivisto e modificato.

noun_478820_ccIn ogni caso, quale che sia il modello organizzativo che abbiamo deciso di utilizzare (o che ci è stato chiesto di utilizzare) all’interno del nostro Comune, c’è sempre la necessità che dietro la scrivania siedano professionisti informati e competenti. Come sottolineato da Teresa Bertotti, i cittadini si rivolgono al servizio sociale per capire “che cosa c’è per loro lì”. E noi che siamo dall’altra parte dobbiamo essere sufficientemente aggiornati e capaci per riuscire a spiegarglielo.

noun_86003_ccIl che non è cosa semplice, all’interno di un welfare complicato come quello in cui siamo inseriti. Gli studiosi di politica sociale ce lo hanno ampiamente descritto: il nostro welfare è frammentato (ci sono tanti piccoli interventi che dialogano poco e male tra di loro), è categoriale (ciascun intervento è rivolto ad uno specifico target di popolazione, a quello e solo a quello), ha notevoli diversità territoriali (tra regioni, tra ambiti, tra comuni dello stesso ambito) ed è in perenne divenire (quindi quello che c’era ieri non è detto che ci sarà ancora domani).

Tutto questo per noi assistenti sociali è esperienza quotidiana.

Questa situazione purtroppo affonda le sue radici nel passato e caratterizza da sempre il contesto italiano. Però si possono individuare alcune strade di cambiamento nel modo in cui il Servizio sociale comunale si sta confrontando con questa condizione strutturale. Come dire: il problema è sempre lo stesso ma da una quindicina di anni a questa parte sembrano emergere nuove risposte.

noun_695667_ccInnanzitutto l’introduzione degli ambiti territoriali, conseguente alla legge 328/00, ha creato le condizioni per provare a costruire welfare che, benché locali, abbiano come riferimento non più i confini comunali ma quelli più ampi dell’ambito. Il che è ancora poco, ma è comunque un passo in avanti. Inoltre, gli uffici di piano  hanno assunto una funzione di incontro e di scambio per gli assistenti sociali impegnati nei diversi territori comunali, facilitando la circolazione delle informazioni e quindi la possibilità di aggiornamento.

noun_595890_ccSecondariamente, la diffusione di internet e di contenuti on line di rilevanza per gli assistenti sociali ha costituito e può costituire sempre di più un valido aiuto. Ed è di questo aspetto in particolare che voglio parlare.

Partiamo facendo chiarezza rispetto al tema: di che cosa parliamo quando parliamo di internet e servizio sociale?

Sicuramente di siti web. E ce ne sono di molto interessanti. La cosa importante da sapere è che è possibile ricevere via email la notifica dei principali aggiornamenti che sono stati pubblicati. Qua i riferimenti per iscriversi alle newsletter dell’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali,  della Regione Lombardia, dell’INPS. Ma poi ci sono anche i siti di settore, anche loro con i loro servizi di newsletter. Per la disabilità l’ottimo Handylex (che purtroppo non ha una newsletter), Persone con disabilità (Lombardia), Ledha, Superando; per le persone in condizione di marginalità il sito della Fio.PSD

noun_645948_ccIn secondo luogo quando parliamo di internet e servizio sociale parliamo dei blog. I blog assomigliano ai siti ma sono costruiti a partire da una logica opposta: se per creare un sito parto avendo tutti i contenuti e organizzandoli secondo menù e sotto menù, quando creo un blog non ho nessun contenuto già pronto. Il blog si crea a mano a mano che pubblico gli articoli (altrimenti detti post). I post vengono pubblicati con una certa frequenza e compaiono in home page, visualizzati in successione. Poi posso dare delle “etichette” ai post e quindi organizzarli per categorie, di modo da facilitarne la ricerca da parte dei lettori.

Tra i blog che ritengo utili per gli assistenti sociali c’è sicuramente quello dei Scambi di Prospettive (creato dalla rivista Prospettive sociali e sanitarie) e poi Mappaser (creato dal prof. Paolo Ferrario). Oltre a Sapere sociale, che state leggendo 🙂
Anche per i blog è possibile lasciare la propria email in modo da essere informati ogni volta che viene pubblicato un aggiornamento (nel nostro caso basta mettere l’email nel box che vedete a destra).

noun_710571_ccInfine, abbiamo i social network. Questi sono tutt’altra cosa rispetto ai siti e ai blog, essendo innanzitutto luoghi di connessione tra persone fisiche e non (istituzioni, soggetti reali e soggetti virtuali come siti e blog). Quando parliamo di social pensiamo soprattutto a facebook ma ci sono anche linkedin, twitter, instagram… Tutti i siti e i blog citati prima hanno una loro pagina facebook ma oltre a loro troviamo tanti altri profili di gruppi di assistenti sociali.

Come si può intuire il web è un luogo molto popolato, in cui è facile avere l’impressione di non riuscire ad orientarsi. Per fortuna c’è chi lavora per noi! Aiutandoci a selezionare le risorse on line e recapitandocele comodamente nella casella di posta elettronica.

Il riferimento principale è all’ottimo servizio svolto dalla rete degli sportelli sociali del Comune di Bologna, che offre meravigliose newsletter tematiche a cui possono iscriversi – udite udite – tutti quelli che vogliono. Compresi voi! Basta cliccare qua.

Poi abbiamo le testate giornalistiche specializzate, principalmente: Redattore sociale, Vita, Percorsi di secondo welfare.

Insomma, il web è davvero una miniera di risorse che possono essere utilmente utilizzate dall’assistente sociale comunale per restare aggiornato e “sempre sul pezzo”.

noun_147549_ccMa lasciatemi esprimere anche un desiderio. La mia speranza è che la rete venga sempre più frequentata dalla nostra comunità professionale non solo per fruire di contenuti creati da altri, ma anche per offrirne di propri. Mi piacerebbe che sempre più colleghi dedicassero qualche frammento del proprio tempo per scrivere, spiegando che cosa fanno e come lo fanno, condividendo il proprio “saper fare” e le proprie progettualità.

Ogni cosa scritta e messa al servizio della comunità professionale è un mattone da cui gli possono partire per aggiungere un altro mattone e costruire quindi qualcosa di più grande. Adottando quello che sul web si chiama un approccio wiki.

Avete presente Wikipedia? Uno scrive una voce e gli altri la modificano, la integrano, la rielaborano… il risultato è qualcosa di molto migliore della versione iniziale e dei singoli miglioramenti.

noun_3909_ccSe anche noi assistenti sociali provassimo a fare qualcosa del genere abbandoneremmo un sapere professionale autoreferenziale e che parte sempre da zero, per andare nella direzione di un sapere professionale condiviso e incrementale.

Una bella prospettiva, no?

4 thoughts on “Come cambia il segretariato sociale

  1. Pingback: Come cambia il segretariato sociale, di Giulia Ghezzi – da Sapere sociale « MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI

  2. Pingback: Il segretariato sociale – Sapere sociale

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