E’ ufficiale: mi candido come Consigliera per l’Ordine degli Assistenti sociali della Lombardia!
Insieme alle colleghe e ai colleghi della lista #Pro-Muovere vogliamo lavorare per una professione sempre più al servizio delle persone e un Ordine sempre più di sostegno ai suoi iscritti.
Partecipare alle attività dell’Ordine per me è stato un modo per alzare la testa dalla quotidianità e ricavarmi uno spazio di pensiero.
Ho cominciato quattro anni fa partecipando al gruppo di lavoro “Servizio sociale negli enti locali”. Dopo poco sono diventata la referente del gruppo e abbiamo avviato un importante ricerca sul ruolo dell’assistente sociale comunale in Lombardia con l’obiettivo di definire i requisiti minimi per un servizio sociale comunale di qualità.
Dal 2019 l’Ordine è entrato nell’Alleanza contro la povertà della Lombardia e io sono diventata l’assistente sociale referente. A questo tavolo ho portato il punto di vista di noi operatori quotidianamente impegnati a favore delle persone in condizione di disagio economico e marginalità, contribuendo all’elaborazione di proposte migliorative da portare alla Regione.
Sono molto contenta di aver trovato nell’Ordine uno spazio in cui portare le riflessioni che nascono dall’operatività: quante volte mi sono scontrata con un welfare fatto di prestazioni una tantum e burocrazia! Quante volte mi sono ritrovata a gestire misure che non condividevo! Per uscire dalla lamentazione, che alla lunga spegne l’entusiasmo, ho provato a cercare “luoghi” in cui portare le mie osservazioni. E ho trovato l’Ordine.
Candidarmi mi è sembrata la prosecuzione di questo percorso.

Più lavoro con le famiglie in condizione di povertà e più intuisco che le loro difficoltà non sono legate solo all’avere pochi soldi ma anche a sapere come spenderli bene. D’altra parte non sento di avere gli strumenti professionali adeguati per affrontare queste situazioni, a meno di non lasciarmi ispirare dall’educazione finanziaria… Mi spiego meglio.
Mi chiamo Giulia, faccio l’assistente sociale e non ne posso più di questo modo di parlare di immigrazione. Non ne posso più delle frasi violente e dei toni aggressivi, delle banalità ripetute senza pensarci, delle bugie così reiterate che diventano vere. Non ne posso più di questo clima in cui sembra che ci sia un solo modo di pensare, in cui si sentono pronunciare tranquillamente frasi che fino a qualche anno fa erano impensabili. Ne scrivo qua perché tutto questo ha molto a che fare con il mio lavoro.
Se anche a voi la parola “casellario” provoca l’orticaria… se non avete idea di quali dati caricare, di come fare a caricarli, se partire dagli utenti ReI oppure no… keep calm and read! Lo so, è dura, ma forse se usate il file che sto per regalarvi potete farcela, così come ce l’ho fatta io. Ora vi spiego come,
L’altro giorno in Provincia di Bergamo ho avuto la fortuna di partecipare ad una
E’ stato pubblicato su Welfare Oggi* questo mio articolo sulle strategie professionali per sostenere il complesso ruolo dell’assistente sociale comunale.
Sono sempre più convinta che le dimensioni del Comune in cui si lavora influiscano molto sulla qualità del lavoro sociale e che quelli piccoli o medio-piccoli non abbiano la dimensione ottimale per un servizio sociale di qualità. Solitudine professionale, multi utenza, scarso numero di ore, inefficienze organizzative, sconfinamento sul piano amministrativo, stretto rapporto con i politici locali, budget minimi… questi sono alcuni nodi cruciali. Che potrebbero essere affrontati meglio con una gestione quantomeno sovra-comunale. Provo a spiegarmi meglio. 